Ringrazio gli estimatori della astrattezza della mia nota e forse di più quelli che criticano l’astrattezza.
Chiedermi a concretezza mi manda in brodo di giuggiole, non penso siano altrettanto felici gli immaginari destinatari della concretezza.
C’è un tempo infeudato dalle discipline dalle agenzie, dalle educazioni, c’è un tempo della persona giovane che dovrebbe crescere.
Cosa Significa?
Significa ad esempio che c’è un orario giornaliero che non preveda una catena di smontaggio (sic! Chi è che non si smonterebbe dopo un simile trattamento?) con interventi di 40 minuti reali che si svolgono in rapida successione, fino a sei sette in una mattinata variando dall’Italiano a Scienze della Terra passando per Francese, Inglese, Matematica, Diritto e quant’altro. Questo è contro ogni principio igienico (a parlare di Pedagogia o Psicologia mi sembrerebbe di usare strumenti troppo raffinati per la questione) ma non trova sufficiente opposizione da parte di alcuno.
Significa ad esempio prevedere un giorno a settimana riservato ad attività esterne senza che i docenti debbano fare i salti mortali per ricavare le ore di accompagnamento.
Significa ad esempio scandire i tempi secondo chi apprende e non secondo che insegna: tempo per essere ascoltati, tempo per lo studio individuale, tempo per la pratica, tempo per riflettere …
Significa tempo per i docenti, per pensare e riflettere, per prepararsi, per organizzare attività didattiche complesse.
Significa tempo per la cooperazione per incontrarsi, progettare assieme, dividersi il lavoro etc..
Ohi! Ohi! Troppo concreto. Come si fa un orario così, come si conciliano le cattedre e i concorsi, e le assegnazioni e gli spezzoni, e il mio giorno libero, e il sabato con la scuola chiusa, e i bidelli per un orario così? E cosa dirà il consiglio d’istituto, l’RSU, il genitore rompi, il CODACONS, le Nazioni Unite, l’UNICEF? Lasciamo le cose come stanno. Se tocchi un solo tassello ti crolla tutto addosso.
Posso solo dirvi che affrontando con pazienza ognuna di queste questioni è possibile trovare degli onesti compromessi, che noi lo abbiamo fatto per dodici anni nel Progetto Chance ed altri lo stanno facendo in questo momento. Sappiamo che è possibile, deve essere possibile. La teoria – quella speciale astrazione che ci consente di avere una rappresentazione maneggevole di fenomeni reali complessi – ci dice, sulla base di evidenze sperimentali, che questa gestione del tempo non funziona e ci dice che altre gestioni funzionano. Innumerevoli sono gli ostacoli che si frappongono a realizzare in modo adeguato ciò che la teoria prevede, ma certamente non accadrà mai nulla se noi non avremo almeno lo spazio mentale per un simile cambiamento. Ecco quindi il ruolo di una buona teoria: aprire la mente a soluzioni nuove. Ciò che va sempre discusso è se le astrazioni siano buone o cattive, ossia se hanno una sufficiente connessione con la realtà che pretendono di interpretare o se siano false rappresentazioni. Di questo mi piacerebbe poter discutere ancora.
[Cesare Moreno]
[retweet]
[facebook]