Se ne è andata a 86 anni Clotilde Pontecorvo. Non ci sono parole sufficientemente grandi per ringraziarla della sua esistenza e della sua intelligenza messa al servizio non di una particolare scienza o di una particolare causa ma semplicemente al servizio dell’umanità. Di lei mi resta soprattutto il ricordo di una persona che fino agli ultimi giorni non ha smesso di indagare, di osservare ed ascoltare per capire cosa stava succedendo ai giovani, come stava funzionando la scuola, come l’umanità si va orientando.
Clotilde è una di quelle persone che hanno continuato a riflettere per oltre mezzo secolo sull’esperienza dei fascismi e della persecuzione degli ebrei. Uno dei ricordi più vivi che mi restano di lei - e di Tullio De Mauro che si accomunava a lei in questa riflessione - è quando con la voce rotta dal pianto diceva (dicevano) che i popoli più istruiti degli anni venti e trenta avevano prodotto il mostro più terribile di tutti i tempi. E quelle lacrime andavano insieme ai milioni di vittime e forse al fatto che ancora al nostro tempo non si è compreso abbastanza che la sola istruzione spoglia di ogni connotazione relazionale e sociale non basta a salvare l’uomo.
Credo che la sua indistruttibile volontà di indagare sui modi sempre nuovi in cui si sviluppa la psiche individuale e collettiva aveva le sue radici in questo interrogativo riguardante la grande tragedia dei nostri tempi. L’ultima volta che abbiamo collaborato assieme è quando, desiderando lei sapere da fonte diretta come stavano i nostri giovani nelle scuole, nelle periferie, nelle strade, le ho fatto visionare il documentario Sic est (prodotto dai Maestri di Strada Mena Carillo e Flavio Ricci) basato sulle interviste a dodici ragazzi delle nostre periferie. Fu entusiasta ed organizzò un indimenticabile webinar sull’argomento.
Con i Maestri di Strada è stata sempre generosa, ha sempre offerto la sua disponibilità e non si è mai posta in una posizione di sufficienza del tipo “interessante la vostra testimonianza” piuttosto ci ha sempre considerati interlocutori alla pari, sperimentatori sul campo di dispositivi pedagogici e costrutti teorici. L’abbiamo conosciuta 24 anni fa grazie a Simonetta Adamo e Paolo Valerio che la hanno invitato più volte a partecipare ai seminari interni del Progetto Chance ed è stata una delle poche persone che hanno continuato a collaborare con noi anche quando inopinatamente il progetto Chance è stato chiuso. E anche di questo dobbiamo ringraziarla perché ha aiutato enormemente a tenere in piedi e a sviluppare una iniziativa educativa che finalmente viene riconosciuta da tanti come una iniziativa che fa scuola.
Con lei se ne va un pilastro della psicologia dell’educazione ed insieme una fraterna sostenitrice di imprese azzardate come quella dei Maestri di Strada, ma posso ripetere come per altre persone che già se ne sono andate, uno slogan trito e un po’ retorico, ma che tale non è per lei: Clotilde è viva e lotta insieme a noi.
Cesare Moreno