Andrea Canevaro, o dell'eredità bella

Andrea Canevaro*, interrogato su un possibile mito fondante per l’educazione di oggi, dice che questo potrebbe essere quello del viandante, come lo si ritrova in molte religioni, nelle storie che si raccontano ai bambini e nella singolare esperienza dei ‘coureur de bois”:

«Francesi che giravano l'America del Nord e venivano chiamati “coureur de bois”… Coloro che andavano in giro per i boschi… E sapevano che la loro sopravvivenza era legata al fatto che potessero trovare qualcuno con cui fare amicizia… Non c'era l'idea “incontro dei nemici… Umani che sono umani fino ad un certo punto”… Ma devo incontrare qualcuno con cui fare amicizia…Un viandante che non entra in contatto per colonizzare, per fare il padrone ma al contrario… Per prendere le misure   un territorio a lui sconosciuto dove poteva incontrar qualcuno che invece conosceva quel territorio. Ecco il viandante diventa un mito fondatore formidabile che si ritrova in moltissime storie».

* Andrea Canevaro non esplora più i territori sconosciuti dell'educazione e dell'animo umano. Ci mancheranno i suoi racconti di viaggio, la sua capacità di incontrare amici. Ci ha lasciato il mito del maestro viandante: un'eredità bella di cui speriamo di essere degni. 


"Molte persone cercano di fuggire. Dal loro lavoro. Dalla disoccupazione. Dalla vecchiaia. Dalla solitudine. Chi cresce forse è in fuga dall'infanzia in famiglia, dalla scuola, dalla propria immagine che è diventata stretta. L'educatore accompagna non scappa, ma fa strada con chi scappa. Questo permette anche procedendo in silenzio, di confrontare punti di vista diversi. Chi scappa ha solo in mente la fuga. Chi accompagna guarda anche avanti. È come la guida indiana che accompagna silenziosa, a volte precedendo ed altre seguendo. È un silenzio eloquente. Chi scappa ha forse già sentito molte prediche, molte raccomandazioni, e le parole gli scivolano addosso senza fare presa. Se nel l'accompagnamento silenzioso viene fuori una rara parola, può avere valore, riabilitare l'uso. Le parole erano percepite come espressione di un potere, e chi scappa, fugge probabilmente proprio dal rapporto di dipendenza da un potere. Ha bisogno di essere accompagnato dalla propria passione".

Andrea Canevaro "Una doppia appartenenza: minori e adulti con disabilità provenienti da percorsi migratori" in Educazione interculturale- Teorie, ricerche, pratiche. Vol 18, n. 2, 2020

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