Il coraggio di tornare indietro

Rosa Capuano ha cambiato il suo futuro

L' abbiamo conosciuta quando aveva poco più di 12 anni, la nostra Rosa Capuano, orgoglio di ognuno dei maestri di strada; oggi racconta il suo incredibile percorso di crescita, tra sfide, traguardi e tanta strada ancora da fare.

Il Mattino, in un articolo di Maria Pirro, ci racconta la sua storia:

Il futuro per Rosa ha la forma di una striscia di asfalto, quella che unisce il lotto 0, a Ponticelli, dove vive, all'istituto tecnico Marie Curie in via Argine frequentato per sei anni, perché al quarto è stata bocciata. E, per andare avanti, ha saputo tornare indietro, fino all'esame di maturità. Così ha scoperto il lato positivo di un'esperienza all'inizio giudicata soltanto negativa, quando ha scelto di non abbandonare gli studi per seguire un percorso già tracciato dalla sua famiglia. «Sveglia alle 5 del mattino e lavoro al bar vicino alla stazione di Porta Nolana, dove mio nonno ha preparato il caffè per una vita intera». Rosa Capuano è, purtroppo era la sua «tazzina»: quanta dolcezza ed energia si assaporano in una frase. «Ma, l'estate di due anni fa, ho pensato che lasciare avrebbe significato perdere i quattro anni precedenti, azzerare tutto quanto fatto», racconta, gesticolando con le mani dalle unghie lunghe, lilla e appuntite. E il futuro cambia, prende il volo, arriva fino a Dublino: «Sono tornata sui banchi, ho avuto voti alti, tanti 9 in materie in cui prima non raggiungevo neppure la sufficienza, come chimica organica. Ho seguito un corso di inglese che mi ha fatto avere la certificazione e un viaggio premio con 17 compagni nella capitale d'Irlanda. Un mese all'estero, la prima volta, motivo di orgoglio anche per i miei genitori che non hanno nemmeno conseguito il diploma: papà è addetto alle pulizie in Circum e mamma casalinga che hanno interrotto tutto». Un'esperienza che ne porta altre. «La conoscenza di studenti universitari, la corrispondenza con coetanei stranieri che prosegue».

APPROFONDIMENTI
La ventenne ne parla nel cortile di un'altra scuola, vicino a casa sua, utilizzata dai Maestri di strada e altre associazioni per iniziative e lezioni promosse con l'obiettivo di promuovere un modo diverso di insegnamento, che inizia dal sentire di bimbi e adolescenti. Ascoltandoli. Un approccio e una visione mistico-contemplativo, lo definisce Cesare Moreno, presidente della onlus, che calpesta l'erba con i sandali, mentre Mena Carillo e gli altri educatori sistemano i banchetti e una papera gonfiabile per la festa. «Anche questo significa trovare risorse strada facendo, per l'appunto, non solo concentrate nelle aule», aggiunge. «Sono entrata in contatto con la onlus alle medie, grazie a un progetto contro la dispersione scolastica. Ho poi partecipato ai corsi di teatro», e il piglio di attrice emerge nelle esagerazioni di espressione che danno colore, i messaggi alle amiche su WhatsApp, la posa sicura nelle foto e la voce impostata, se serve. «Mi sono ritrovata a far parte della Compagnia quasi per caso: allora avevo scelto altri corsi, di trucco, ero una adolescente timida», ricorda. Ora, da piccola donna, crede in se stessa, ed è pronta a iscriversi all'università, un esordio in famiglia: «Inglese e coreano, le lingue che voglio imparare all'Orientale», e sorride pensando alla sua notte prima degli esami. «Ho incontrato i miei compagni ai cancelli di istituto dopo mesi che ci vedevano solo online, con le chat. Insieme abbiamo pianto prima della mezzanotte, cantando Venditti a squarciagola». Perché c'è tutta la sua generazione davanti a questo tempo segnato dal lockdown. «Ma le prove, soprattutto l'orale, non vanno ritenute più facili. Quant'è strano ritrovarsi al centro, con i professori intorno e tutti in mascherina, sale l'ansia», dice la ragazza dalla frangia rossa e i quattro tatuaggi. Uno, il più intimo, è dedicato al nonno; un altro suggerisce di cogliere l'attimo. Poi c'è un fulmine sul petto. E un cuore delineato da due elefanti: «Rappresenta l'amore tra mia madre e me. Entrambe, tra l'altro, abbiamo avuto problemi di peso, 135 e 125 chili». Una dieta rigorosa, l'attenzione ritrovata per se stessa e una prospettiva più profonda del pregiudizio di semplificazioni troppo comuni, troppo rapide. Uno, due, cento passi: mobilissimi e senza paura. «Sei anni fa, la scelta del Curie era stata dettata dalla distanza:, perché l'istituto era più vicino a casa mia e spostarsi da Ponticelli resta complicato». Ma, avverte Rosa, «a chi deve decidere del proprio futuro oggi consiglio di osare, Non bisogna preoccuparsi che qualsiasi cosa sia troppo difficile». Basta dribblare gli ostacoli. A Ponticelli, e non solo nei paraggi: il futuro per Rosa è adesso e ha la forma dei desideri.
 

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