Mettete dei fiori nelle vostre fioriere

Nel centro antico di Napoli, nell’intrico dei vicoli, superata una porticina moderna si apre un cortile porticato luminoso delle dimensioni di un campo di calcio. Apparteneva a un vasto complesso dei domenicani, ora è parte di un istituto professionale. Un bel disegno antico rovinato dall’incuria: pareti scrostate, infissi cadenti, parietaria che spunta in molti punti, un gigantesco cappero impiantato in un arco che sorregge il vasto terrazzo; campo di calcio polveroso, vari segni di degrado. Sono decenni che l’edificio è in restauro con progressi lentissimi, ma questa piazza interna che è anche luogo di ritrovo per studenti e docenti, resta squallida; divieti veri e presunti della sovraintendenza impediscono ogni miglioramento mentre le autorità preposte non sono in grado di intervenire per un restauro completo. È un tipico caso di paralisi e degrado dovuto a veti incrociati, incuria di uno legittimata da quella dell’altro, mancata responsabilità di tutti e di ciascuno mentre lo squallore riempie da decenni gli occhi delle giovani persone che passano in questo glorioso istituto finché ….

Finché una prof da poco entrata in ruolo - a soli 52 anni dopo decenni di precariato – decide che le fioriere ormai ridotte a pattumiere debbano invece ospitare dei fiori. Miracolosamente intorno a questa impresa cominciata da una classe si aggregano tanti altri studenti, forse sfaccendati che vagano nei corridoi, forse usciti appositamente dalle classi per partecipare. I vasi piuttosto pesanti vengono sollevati da gruppi di studenti – cooperative working – che li trasportano nel cortile, mani ignote ripuliscono il terreno ritrovano anche reperti archeologici come monete da cento lire sepolte, ridanno vita a un’aloe arborescens sepolta dalle erbacce, una prof esce a comprare piante fiorite e rapidamente tutte le fioriere si riempiono di fiori. Si sentono voci dissonanti: cosa dirà la sovraintendenza? Vedrai che in pochi giorni spariscono i fiori…. Hanno ragione: quella che si sta realizzando non è realtà, è una favola urbana destinata a svanire non appena svanisce l’aura magica della narrazione. Oppure no?

Per un momento un gruppo di umani ha dimenticato i tagli alla scuola, la montagna di circolari, il precariato, l’Invalsi, gli scrutini, il programma, gli esami, la divisione in classi, la gerarchia di potere tra prof e allievi, l’utilità, per piantare dei fiori. Ed intorno a questa opera del tutto gratuita ed inutile nel mondo delle merci e dell’utile a tutti i costi, del tutto obsoleta rispetto al dominio del web e dei cellulari, irrealistica rispetto alla realtà dei fiori straordinari ed esotici che campeggiano in infiniti salvaschermi, si aggrega una piccola e precaria comunità che unisce in una impresa comune persone vere.

E’ scuola o intrattenimento? Né l’uno né l’altro: è un tentativo - forse effimero, forse inconsapevole - di ripristinare la conoscenza come si realizzava nei giardini di Epicuro quando la coltivazione dell’animo e del giardino sfumavano continuamente l’una nell’altra. Questa è la scuola dei maestri che aiuta i giovani nel realizzare l’impresa di crescere ed è in grado di realizzare in profondità anche qualsivoglia programma e prova Invalsi a patto che i docenti abbiamo la possibilità di elaborare questa esperienza piuttosto che essere invitati a dimenticarla come folklore o come intrattenimento. E l‘invito non viene solo dalla stanza dei bottoni, viene troppo spesso da una ben orchestrata congiura delle anime spente che consumano la vita come una qualsiasi merce.

P.S: – Qualche particolare è fantasioso o inesatto, ma la sostanza è autentica.

Cesare Moreno

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